Opere di:  S.Albano, S.al Halaki, A.Alloati, E.Arancio, M.Becchis,  S.Borelli,  L.Caprioglio, L.Caravella, F.Cigheri, G.Colmo, M.Costantino,  I.Cottino, X.de Maistre, R.De Marchi, M.Dessì, F.Eandi,  E.Gabanino, M.Ghiotti, E.Gili, M.Gramaglia, R.Igne,  O.Mazzonis,  E.Monaco, V.Oliva, A.M.Palumbo, C.Parsani Motti,  L.Porporato, S.Satragni, F.Tosalli, E.Viarengo Miniotti, D.Zenari.

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Il tema del ritorno percorre tutta la cultura occidentale, sin dalle radici mediorientali dall’eterno ritorno di Inanna nella civiltà accadico sumera, alla civiltà egizia, alla cultura greca e proprio dall’Odissea in occidente, il principale dei nòstoi. Si evidenzia l’idea complessa del ritorno che non coincide mai con la situazione di partenza: l’eroe torna segnato e maturato dalle esperienze vissute, non ritrova la situazione donde è partito, non riesce a restare, e riparte.

La tradizione biblica, poi, soprattutto nei Salmi  e nell’ Esodo, propone  la nostalgia struggente per la patria perduta.

Anche la tradizione cristiana ha in sé l’idea del ritorno alla casa del Padre, cui il fedele anela: comunque un ritorno segnato dall’esperienza esistenziale, come la Commedia dantesca, ben esprime, contemplando anche la possibilità di una negazione del ritorno nel grembo di Dio.

E così via, sino all’Idealismo romantico. La Storia di tutti i tempi ha poi, con le sue tragedie, rinnovato il desiderio di un ritorno alle opere e ai giorni della pace: il Novecento in particolare con le tragedie delle deportazioni armena ed ebraica ha dato origine a filoni specifici letterari e artistici; con la sua industrializzazione, urbanizzazione e inurbamento ha strappato masse di contadini alla terra.

La mostra e il relativo catalogo corredato di saggi e di biografie degli artisti, consentono di mettere a fuoco la ricchezza e la varietà di spunti che il tema ha evocato. C’è il riferimento a episodi biblici e letterari trasfigurati alla luce delle estetiche contemporanee e c’è il riferimento e l’anelito al ritorno alla Natura; c’è l’espressione della necessità di un ritorno alle fonti della religiosità e quindi della cultura occidentale e c’è la meditazione sul tema della reincarnazione, anche alla luce del sufismo di matrice islamica, come c’è il riferimento al viaggio dantesco  e alla situazione purgatoriale in cui il ritorno al Paradiso è da una parte certezza e dall’altra anelito; c’è la nostalgia per il mondo dell’infanzia e della giovinezza personali e in coincidenza con una rigenerazione del territorio, non deturpato da mostruose espansioni urbane e complessi industriali; c’è il ritorno alla natura nella tenerezza di una pecora che allatta l’agnello o della radice che adombra una maternità; e c’è il ciclo delle stagioni, eterno cerchio, e c’è il ritorno al grembo della terra che offre pietre preziose, metafora del ritorno a se stessi, all’autocoscienza. C’è poi il ritorno come meditazione complessa sulla morte: l’Isola Ildebranda, ispirata ad un sepolcreto etrusco, ora investita da una luce meridiana ora emergente nella tenebra, argentata dalla fredda luce lunare è enigmatico ritorno al Nulla eppur trasfigurato da un’aura che evoca dimensioni altre.

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